domingo, 28 de junho de 2015

MOS.MARIO OLIVERI: L’aspetto che mi stava e che mi sta particolarmente a cuore di mettere in evidenza è la qualificazione di “soprannaturale” riferita alla vita cristiana, alla natura e all’attività della Chiesa, al ministero sacro

 



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RELAZIONE di S.E. MONS. VESCOVO
per la “TRE GIORNI” del Clero
(25 settembre 1991)
Nel messaggio indirizzato al mio Predecessore, appena nominato
Vescovo di Alberga-Imperia, esprimevo in maniera assai spontanea
il desiderio (e lì la parola stava per volontà) di continuare
con l’intera comunità ecclesiale il cammino soprannaturale di Fede
e di Carità.
Ho adesso occasione di commentare quelle parole, al cui contenuto
do fondamentale importanza, per il mio e per il vostro ministero.
Il “continuare” non era “captatio benevolentiae” del mio Predecessore,
ma corrisponde ad una necessità teologica nella realtà e nell’attività
della Chiesa. Continuità-immutabilità nella Fede, continuitàimmutabilità
di tutto quello che Cristo ha compiuto, voluto, annunziato,
istituito per il compimento del Mistero della Salvezza. Perciò ho
scritto nella Lettera quaresimale: “Noi abbiamo la specifica missione di
riproporre l’annuncio e l’opera di Cristo.
Questo annuncio deve essere presentato con tutta la forza della novità
assoluta che esso comporta, in tutta la verità del suo aspetto soprannaturale,
nella certezza che nulla di più nuovo potrà essere annunciato
e portato agli uomini, senza nessun adattamento nella sostanza alla
realtà che cambia (gli adattamenti, o meglio le variazioni, non possono
che riguardare la forma)”.
È secondo questa profonda convinzione che ho voluto il programma
della prima nostra giornata di incontri.
Per me questa convinzione si basa su argomenti teologici e filosofici,
ma anche su una constatazione di fatto. Ho visto nel mio lavoro in
diversi parti della Chiesa il male che ha fatto e che sta facendo l’avere
abbastanza spesso e da non pochi parlato presentato e argomentato sul
Concilio Vaticano II come se si fosse trattato di un avvenimento di discontinuità,
di radicali cambiamenti, addirittura di rivoluzione, e non
invece di sviluppo omogeneo, di continuità sostanziale, di rinnovato
impegno per “aggiornare” o adattare linguaggi, forme e modi di operare,
in modo da riproporre l’immutabile Verità di Cristo, le immutabili
realtà della Divina Rivelazione e del Mistero di Salvezza.Voi ricorda4
te il “Commonitorium” di San Vincenzo di Lerino che dopo aver
annunciato il grande principio dello sviluppo omogeneo del dogma
(“in eodem sensu eademque sententia”), ammoniva sulla necessità di
fare massima attenzione affinché “cum dicas nove non dicas nova”.
Il continuare “insieme” indica la necessità di radicale comunione in
seno alla Chiesa, in seno particolarmente ai sacri ministeri totalmente
orientati alla comunione della vita divina in Cristo, in seno al
Presbiterio, tra il Presbiterio e il Vescovo: l’unità di origine e di finalità
dei sacri ministeri deve anche guidare l’unità dell’azione pastorale, che
pur si esplica in diversi modi. Il “nihil sine episcopo”, quia “sine episcopo
ecclesia non datur”, che ho richiamato il giorno del mio ingresso
in Diocesi, l’ho visto sostanzialmente e gioiosamente osservato, con
tutti i frutti che ne derivano per l’intera comunità ecclesiale diocesana.
La parola “cammino” sottolinea la nostra dimensione pellegrinante,
ma la rotta non si può cambiare, per fede sappiamo da dove veniamo e
dove siamo diretti, non si tratta di inventare nuove direzioni. La dimensione
pellegrinante sta altresì ad indicare l’incompletezza di realizzazione
di vita soprannaturale, la transitorietà, la non definitività del
nostro stato presente, possediamo solamente in germe, solamente “in
spe”; continuiamo a portare e a sentire le conseguenze del peccato fino
a cadere, anche se siamo stati radicalmente liberati dalla schiavitù e
dall’ignoranza.
L’aspetto che mi stava e che mi sta particolarmente a cuore di mettere
in evidenza è la qualificazione di “soprannaturale” riferita alla vita
cristiana, alla natura e all’attività della Chiesa, al ministero sacro. Nulla
può sconvolgere o stravolgere tanto la comprensione della realtà della
Chiesa e la qualità della sua azione quanto l’offuscamento del senso del
soprannaturale o un errato concetto del soprannaturale. Privata della
sua dimensione soprannaturale, od anche solo della sua chiara connotazione
soprannaturale, la nostra azione di Chiesa, di cristiani, di ministri,
decade, si colloca fuori del suo ordine, del piano di Dio, del piano
della Redenzione e della Grazia. Tutto dipende dalla gratuita, assolutamente
gratuita, vocazione alla vita divina, per nulla dovuta all’uomo
nella sua natura. Il soprannaturale non è il complemento od il compimento
massimo di ciò che è insito nella natura dell’uomo; è un “quid”
davvero nuovo.
Ed ecco allora che tutto si colloca nell’ambito della Fede e della
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Grazia. Tutto si colloca nell’ambito della Fede e della carità,
dell’Evangelizzazione e dei Sacramenti. L’Evangelizzazione è in ordine
alla Fede: l’una e l’altra hanno per oggetto centrale il Mistero di Cristo,
di Cristo Figlio di Dio Incarnato, del vero Dio e del vero Uomo; del
Cristo Verbo Incarnato e Redentore; del Cristo Morto e Risorto. La
Fede e i Sacramenti sono ordinati alla Grazia, cioè alla vita divina alla
vita nuova in Cristo, ed alla Carità, che, è la dimensione operativa della
vita nuova, della vita divina generata in noi dallo Spirito Santo; dall’essere
nuovo deriva la capacità nuova di amare Dio e di amare i fratelli
in Gesù Cristo, di agire in modo nuovo di fronte ai fratelli, di fronte a
tutto.
Al di fuori di questo contesto, di queste realtà portanti
essenziali(Fede, Grazia, Carità, Evangelizzazione, Sacramenti, centralità
del Mistero di Cristo, e Centralità della vocazione soprannaturale
che può realizzarsi solamente in Cristo, impossibilità di entrare nel
Mistero di Salvezza al di fuori della Fede e della realtà della Chiesa),
non ha senso parlare di Pastorale della Chiesa, non ha senso qualsiasi
esercizio del ministero sacro, non ha senso parlare di azione di Chiesa
in quanto Chiesa, al servizio dell’uomo.
Ci si collocherebbe in un contesto umano, solamente umano e quindi
al di fuori del Mistero di Salvezza. Non avrebbe neppure senso – ed
il Santo Padre l’ha solennemente ricordato con l’ultima Enciclica
“Centesimus Annus” – parlare di dottrina sociale della Chiesa. Come
potrebbe la Chiesa dire come dev’essere organizzata la vita dell’uomo
in questo mondo se dimenticasse che il senso e la finalità della vita dell’uomo
si colloca fuori di questo mondo? Con quale diritto la Chiesa,
in quanto Chiesa, potrebbe dare orientamenti soltanto terreni?
Come potrebbe collocarsi solamente sul piano della ragione, quando
essa ha – per divina rivelazione – una visione globale, piena, della
realtà e dei destini della persona umana chiamata a realizzare una
vocazione soprannaturale?
* * *
Detto questo, è detto molto, ma non tutto. Si apre il campo dell’attuazione
o delle attuazioni pastorali, il campo dei modi, dell’organizzazione
concreta, modificabile, adattabile, anzi da modificarsi quando
occorra, quando sia opportuno; ma neppure quella può essere in stato
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di continua modificazione, altrimenti l’impegno di modifica del contingente
finisce per assorbire del tutto o quasi le energie che vanno rivolte
alle cose che contano sempre e dovunque, alla sostanza.
A questo riguardo faccio mie e vi propongo con profonda convinzione
alcune considerazioni apparse su “Missione oggi” – aprile 1991 –
scritte da Bruno Maggioni. Eccole:
«L’evangelizzazione è sempre l’annuncio di una novità.È la novità di
Gesù Cristo, che è urgente recuperare e mostrare, pena lo scadimento di
ogni evangelizzazione.
Come introdurre tutto questo nella pastorale, non è facile a dirsi.
Certo non si tratta anzitutto di fare cose nuove o diverse, ma di recuperare
slancio e freschezza nelle cose irrinunciabili e quotidiane: la predicazione,
la catechesi, la celebrazione, la cura dei malati… Si potrebbe
ancora dire che la nuova evangelizzazione richiede un continuo ritorno
all’essenziale, al centro, da cui tutto scaturisce. Non è più tempo – se mai
ci fu un tempo – di soli particolari, di verità frammentarie: tutto deve
sempre, ed esplicitamente, essere collegato al centro, che è la verità di
Gesù Cristo.
In che modo la pastorale ordinaria potrà trovare stimoli dalla congiunzione
dell’evangelizzazione con la testimonianza della carità? Non
bisogna pensare che un rinnovamento pastorale debba sempre e anzitutto
comportare un cambiamento di iniziative, tanto meno un aumento
di iniziative. Qualche volta ciò può essere necessario ma non sempre.
Un rinnovamento pastorale esige sempre, questo sì, una verifica di ciò
che si fa. Ma non per introdurre subito cose nuove accanto a quelle già
in atto; piuttosto per sfoltire i rami secchi, per semplificare le troppe cose,
che oscurano il centro. Molte così dette “urgenze pastorali” altro non
sono, alla fine che una resa incondizionata a una attività frenetica la
quale può sottilmente mascherare un vuoto di fondo.Anche nella pastorale
il Vangelo della carità esige una riscoperta del centro, uno sforzo di
essenzialità».
Nei dieci mesi del mio ministero in mezzo a voi, ho cercato di vedere
cosa si fa, come si esplica l’attività pastorale in diocesi; ho cominciato
a farmi qualche idea di come sarebbe forse possibile dare più attenzione
e più importanza ad alcuni campi della pastorale, ma non ho
ancora in mente un possibile programma unitario da proporre alla
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vostra considerazione e quindi all’attuazione, anche perché non è facile
pensare ad un programma unitario che specifichi modi concreti di
attuazione pastorale che valgano per tutte le parrocchie, considerata la
grande differenza esistente tra quelle della costa e quelle dell’entroterra
collinoso e montagnoso assolutamente incapaci di portare una strutturazione
pastorale che richieda consistenza di fedeli e di operatori
pastorali. Per questo motivo ho voluto che una commissione affrontasse
lo studio della situazione delle numerose e assai piccole comunità
dell’entroterra della diocesi.Vi do lettura del decreto col quale specifico
le finalità del lavoro della Commissione.
«Nel pur breve tempo del Nostro ministero episcopale nella Chiesa
di Albenga-Imperia ci siamo resi conto che tra le prioritarie necessità
pastorali della Diocesi vi è quella di giungere possibilmente ad una
maggiore razionalizzazione nell’organizzazione del ministero sacerdotale
per quanto concerne le numerose piccole comunità parrocchiali
disseminate nella zona collinare/montagnosa del territorio diocesano
le quali non possono più avere un pastore residente ed a stento riescono
ad avere la celebrazione del Santo Sacrificio della Messa nei giorni
domenicali e festivi.
Temiamo che continuando la situazione presente, i fedeli rimasti in
quelle comunità non abbiamo più a ricevere tutto quello che solamente
dal Sacerdote possono ricevere per la santificazione e la salvezza
delle loro anime.
Avendo richiamato l’attenzione del Consiglio Presbiterale su tale
situazione, dopo aver ad esso partecipato le preoccupazioni del Nostro
animo e sentito il suo consiglio, siamo giunti nella determinazione di
costituire una COMMISSIONE DIOCESANA, composta da cinque
membri, che promuovendo incontri con il Clero dei diversi Viariati (si
potranno avere anche riunioni intervicariali) – abbia il compito di:
1. Preparare uno studio completo ed accurato sulla presente situazione
nelle zone suddette, dal quale risulti: la composizione delle attuali
comunità parrocchiali, le previsioni circa l’aumento o l’ulteriore diminuzione
del numero dei fedeli, i Sacerdoti incaricati della cura pastorale
(loro età, loro situazione familiare, loro possibilità di ministero, ecc.), le
strutture materiali di cui dispongono le parrocchie (case canoniche, edifici
e opere parrocchiali, luoghi di culto, ecc.).
2. Fare proposte e formulare suggerimenti in vista di soluzioni con8
crete e praticabili per la desiderata razionalizzazione nella distribuzione
delle forze sacerdotali, affinché nessuno dei fedeli resti privato di quello
che solo il Sacerdote può dare.
(Raggruppamenti di Sacerdoti, per una distribuzione dei vari ministeri
sacerdotali secondo le capacità di ciascuno? Quali centri potrebbero
essere presi in considerazione per tali eventuali raggruppamenti?).
3. Indicare quali compiti di animazione e di sostegno spirituale
potrebbero essere affidati a Laici preparati, a Religiose, a Diaconi
permanenti, in quelle piccole comunità cristiane che non potessero più
avere una conveniente celebrazione della Santa Messa nelle domeniche
e giorni festivi, affinché anche lì non si perda l’esperienza concreta del
“radunarsi” (cum-venire) per celebrare il Giorno del Signore (Letture
bibliche della Messa domenicale? Breve esortazione di un Catechista?
Omelia di un Diacono permanente? Preghiera dei Fedeli? Preparazione
alla Santa Comunione? (Pater Noster con la dossologia, “Beati gli invitati…”),
Santa Comunione?).
Come evitare che tale eventuale cerimonia cominci a generare l’impressione
che essa può considerarsi sostitutiva della Santa Messa?
Che i Laici o Religiose o Diaconi che guidano tale cerimonia possano
considerarsi sostitutivi del Sacerdote?
Considerato ciò che è stato suindicato, con il presente DECRETO
nominiamo Membri di detta COMMISSIONE i seguenti Sacerdoti:
Mons. Enrico CASA,
Mons. Fiorenzo GERINI,
Don Umberto COSTA,
Can. Giovanni GRASSO,
Don Ambrogio BIANCHI.
I Membri della Commissione si raduneranno quanto prima convocati
dal decano di Ordinazione sacerdotale per eleggere il Presidente ed il
Segretario-Attuario-Notaio, e per stabilire il calendario dei loro lavori.
Albenga, 20 agosto 1991»
* * *
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Senza, per il momento, pensare a programmi che comportino importanti
modifiche o variazioni dei modi pastorali di attuazione
dell’Evangelizzazione e della Santificazione, (le due attività si esplicano
in modi diversi ma necessariamente e sempre congiunti), indico
alcuni impegni pastorali che sono già vissuti in Diocesi e che richiedono
rinnovato entusiasmo.
Per quanto concerne l’Evangelizzazione, essa ha momenti ed attuazioni
forti che valgono per tutti ovunque; ne ha altri che valgono per
categorie od ambienti di vita particolari. Menziono soprattutto:
- La Catechesi approfondimento della fede. È compito dei parroci e
dei Sacerdoti tutti essere i primi Catechisti e formatori di Catechisticollaboratori,
perché possibilmente tutti i cristiani abbiano l’opportunità
di un adeguato approfondimento di fede; i Pastori non possono
non avvalersi di collaboratori preparati e capaci; la formazione dei
Catechisti richiede molto. Ecco perché necessaria attenzione e grande
sostegno vanno dati alla Scuola per Catechisti, promossa dall’Ufficio
Catechistico diocesano.
Prima di ammettere qualcuno ad essere Catechista e a svolgere la
missione di Catechista, occorre essere sicuri che egli abbia i requisiti
essenziali (li abbiamo colti dall’esposizione di don Zumino e li risassumiamo):
buona qualità di vita cristiana; buona preparazione catechistica
acquisita capacità di trasmettere-presentare con fedeltà il contenuto
della fede in modo da saper illuminare le menti e muovere le volontà
(trasmissione della fede, educazione alla fede e a tutto ciò che essa
comporta).
È troppo ovvio che la Catechesi è per tutte le età, ma è altrettanto
evidente la forza particolare che essa acquista in preparazione immediata
ai Sacramenti. Lì si realizza con tutta chiarezza il nesso inscindibile
tra Evangelizzazione e Sacramenti, tra Fede e Grazia, in conformità
all’Economia rivelata: “affinché tutti credano in Cristo, e credendo
in Lui abbiamo la Vita”. Il Battesimo dei bambini è Catechesi ed occasione
di Catechesi per i Genitori ed i Padrini. La Catechesi dei fanciulli
in preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima è Catechesi e
occasione di Catechesi per le Famiglie; deve tendere a coinvolgere i
Genitori, la Famiglia; l’impegno mira necessariamente a rendere
Genitori e Famiglia non solamente destinatari dell’Evangelizzazione,
ma anche soggetti evangelizzanti. Ma non sempre si riesce ad avere il
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desiderato coinvolgimento, non in tutti si riesce ad avere o si può avere
lo stesso coinvolgimento; ed allora attenzione: non si può e non si deve
rifiutare il Battesimo ad un bambino, quando c’è almeno l’impegno che
al bambino sarà assicurata la possibilità di formazione nella fede e
nella vita cristiana (questo vale anche quando i genitori non sono in
situazione matrimoniale regolare). Non si può e non si deve rifiutare la
Prima Comunione e la Cresima a dei fanciulli o ragazzi, perché i
Genitori e le Famiglie non cooperano o non si lasciano pienamente
coinvolgere nel periodo di preparazione, purché la preparazione dei
fanciulli o dei ragazzi sia buona, o almeno sufficiente.
- La Liturgia: essa comporta sempre sia l’annuncio, sia l’approfondimento
della fede; e così l’amministrazione dei Sacramenti. Nulla va fatto
in fretta; tutto deve avere una conveniente preparazione; il modo con cui
si compiono le azioni sacre-liturgiche è già Catechesi. Non si ammettano
Lettori improvvisati; non si ammettano intenzioni di preghiera
improvvisate; non si apportino arbitrari cambiamenti ai testi liturgici.
Non si dimentichi il “lex orandi, lex credendi”: Preghiera liturgica e fede
vanno di pari passo; si prega come si crede, si crede come si prega.
Raccomanderei anche attenzione ai testi dei canti che si fanno nella
Liturgia (oltre che alla buona qualità della musica ed alla consonanza
con l’azione sacra). Ricordo appena che le Cantorie vanno educate a
cantare non per se stesse, ma con tutti o almeno per tutti (anche in gregoriano
ed in musica polifonica quando possibile ed opportuno).
- La Predicazione, in occasione di feste e delle loro novene o tridui;
in occasione della Quaresima, di Missioni, ecc.
- Gli incontri di formazione per i membri delle Confraternite,
Associazioni, Movimenti ei Gruppi;
- I “CURSILLOS” (per adulti e per giovani). Questi debbono sempre
più e sempre meglio diventare, oltre che approfondimento di fede
e di vita cristiana, punto di riferimento e di partenza per un primo
annuncio, per una prima evangelizzazione dei lontani. Ma l’anelito ai
lontani o anelito missionario, deve essere proprio anche di tutte le
Confraternite, Associazioni, Movimenti e Gruppi, i quali debbono studiare
e trovare modi e vie per proporre Cristo nel proprio ambiente e
ambito di apostolato.
Nella scorsa Quaresima scrivevo che fa parte dell’impegno e dell’ansia
pastorale del Sacerdote studiare continuamente come raggiun11
gere tutti (per proporre l’annuncio di Cristo e della sua Opera di
Redenzione), come scuotere dall’indifferentismo religioso, come far
giungere più abbondantemente l’annuncio della Parola di Verità, l’annuncio
del Vangelo e la Grazia di Cristo. Questo continuo studio ed
impegno rivolto ai singoli e alle comunità dev’essere proprio di ciascuno,
secondo le sue possibilità, nel suo concreto ambiente di ministero e
di apostolato; ma aggiungevo che “su alcune vie, su alcuni modi, si
dovrà riflettere insieme”. Ebbene un modo al quale desidero che si
rivolga comune attenzione è proprio quello dei “Cursillos”: la formula
è valida, il contenuto è fedele alla dimensione soprannaturale della vita
cristiana. Sarà opportuno vigilare affinché il metodo all’interno dei vari
corsi non diventi, e non appaia neppure, impositivo, ma sia – seppur con
vigore e chiara convinzione – propositivo.
È naturalmente necessario educare i corsisti a vivere e ad operare
all’interno della pastorale parrocchiale, soprattutto all’interno della
pastorale per i lontani.
- Gli Esercizi spirituali, secondo la formula che privilegia l’ascolto
ed il lavoro interiore, la riflessione personale silenziosa di fronte alle
verità fondamentali della Divina Rivelazione, la preghiera meditata
più che vociferata. Specialmente per i membri di Confraternite,
Associazioni, Movimenti e Gruppi si prevedano oltre agli incontri di
formazione anche giornate di Esercizi spirituali;
- I corsi di formazione al Matrimonio e alla vita matrimoniale, organizzati
sia dai Consultori familiari diocesani, sia da parrocchie, ed altresì
gli incontri personali del Sacerdote con i futuri sposi, l’esame stesso
dei nubendi, debbono essere momenti importanti dei evangelizzazione,
ma non si pretenda da tutti la stessa risposta; ritengo estremamente
importante che il Sacerdote mostri ai futuri sposi attraverso il suo
modo di agire, la sua accoglienza, la sua comprensione – la maternità
della Chiesa, pur comunicando con chiarezza la grandezza e l’esigente
natura del Matrimonio cristiano, del Matrimonio Sacramento.
Vi consiglio e vi esorto ad essere larghi piuttosto che stretti nel concedere
licenza di matrimonio al di fuori della parrocchia o della chiesa
parrocchiale, pur non venendo meno al dovere di inculcare il necessario
vitale inserimento che la nuova famiglia dovrà realizzare in seno
alla parrocchia in cui vivrà. L’andare incontro ai legittimi desideri dei
futuri sposi non demolisce ma costruisce pastoralmente.
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Meritano e richiedono sostegno i Consultori familiari diocesani per
il lavoro che sono chiamati a svolgere all’interno di una più ampia
pastorale familiare, diretta a promuovere, sostenere e salvaguardare i
valori del Matrimonio cristiano, intervenendo sia nella preparazione al
Matrimonio, sia nell’accompagnare gli sposi nella loro vita coniugale e
familiare, nella procreazione e nell’educazione dei figli, nella promozione
e nella difesa della vita umana sin dal concepimento. I Consultori
hanno bisogno di équipes tecniche davvero guidate da principi cristiani
e da buona competenza. Specialmente i parroci abbiano cura di individuare
e di suggerire persone adatte a tale lavoro importante: si impegnino
a trovare coppie di sposi esemplarmente cristiani disposti a far
parte delle équipes dei Consultori (Albenga, Loano, Imperia).
- Luoghi e momenti importanti di evangelizzazione sono e debbono
essere le Scuole Cattoliche. È compito del Vescovo sostenere quelle
che esistono, promuoverle là dove non esistono, vigilare affinché corrispondano
al meglio alla loro natura. Vi chiedo di collaborare con il
Vescovo nell’opera di sostegno e di promozione, ricordando in ogni
opportuna occasione il dovere dei genitori cattolici di affidare – nella
misura delle loro possibilità – i loro figli a quelle scuole nelle quali
venga impartita l’educazione cattolica, che abbiano un programma
educativo fondato ed ispirato dai principi cristiani.
Sappiamo benissimo che la mancanza di sovvenzioni statali alle
scuole “private” è ingiusta e crea notevoli difficoltà e discriminazione
nei riguardi delle famiglie che scelgono tale scuola, ed è perciò che i
fedeli, ed in modo particolarissimo i parlamentari ed i politici che professano
di ispirare la loro azione ai principi cristiani, hanno l’obbligo di
impegnarsi perché la società civile riconosca ai genitori effettiva libertà
di scelta e, nel rispetto della giustizia distributiva, la tuteli anche con
sussidi economici. Ma la presente situazione non diminuisce affatto il
dovere di tutti i cristiani (Vescovo, Sacerdoti, Religiosi e Religiose,
Laici) di sostenere e promuovere la Scuola cattolica.
- L’Evangelizzazione non può non trovare la sua qualificata espressione
nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e nei corsi di aggiornamento
che sono organizzati per gli Insegnanti di Religione nella
Scuola statale. Chi frequenta l’ora di religione deve avere l’esatta e
fedele conoscenza di ciò che la Chiesa crede e di ciò che la Chiesa compie.
Il rammarico che al presente siano pochi i Sacerdoti della nostra
Diocesi che insegnano Religione nelle Scuole statali (ma non può esse13
re che così…) deriva proprio dal fatto della diminuita forza propositiva
di evangelizzazione che acquista tale insegnamento se impartito da un
laico (e ciò pur volendo salvaguardare la differenza tra catechismo ed
insegnamento della Religione nella Scuola). Massima cura ed attenzione
pertanto perché l’idoneità degli insegnamenti sia reale.
Si favorisca senz’altro l’iscrizione all’Istituto Superiore di Scienze
Religiose non solamente in vista della qualifica per l’insegnamento
della Religione nella Scuola.
* * *
Non mi dilungherò sul ministero della santificazione; qualche aspetto
l’ho già toccato parlando dell’evangelizzazione. Mi pare opportuno
richiamare un principio di ordine generale, quello cioè che i Sacramenti
non possono essere amministrati a chi non è nelle condizioni stabilite
dalla Chiesa, ma neppure possono essere rifiutati a coloro che sono in
tali condizioni, anche se nel minimo grado, né si può presumere dell’insincerità
della richiesta se non risulta con tutta chiarezza. La valutazione
di condizioni obiettive è ovviamente più facile della valutazione
di quelle soggettive. Altro è che dei genitori in situazione matrimoniale
irregolare chiedano i Sacramenti per sé ed altro che li chiedano
per i figli.
- Circa il Battesimo: si continui ad inculcare la convinzione che
quanto prima è amministrato tanto meglio. Sull’importanza catechistica
del momento ho già detto.
- La Cresima o Confermazione non è innanzitutto il momento dell’impegno
personale cristiano approfondito, dell’impegno di testimonianza;
è la nuova azione dello Spirito Santo che rinnova tutta la realtà
soprannaturale battesimale e rende capaci – conformando pienamente
a Cristo – di agire in tutto da cristiani, di essere autentici testimoni
di Cristo. Mi pare bene che la preparazione e l’ammissione
avvengano nel corso degli anni della scuola media inferiore.
- Il Sacerdote rinunci piuttosto ad altra attività pastorale o ministero
ma non all’amministrazione del Sacramento della Penitenza, o della
Riconciliazione, o Confessione. Ci sono circostanze opportune per una
buona preparazione comunitaria, ma si diano sempre dei tempi ben
determinati durante i quali i fedeli sappiano che possono ricevere tale
Sacramento. Oltre agli effetti della Grazia, ogni Sacerdote è testimone
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dell’efficacia della catechesi “ad personam” che avviene nel Sacramento
della Penitenza.
- Dobbiamo mostrare con tutta evidenza ai fedeli che l’Eucarestia è
la sorgente ed il vertice di tutta l’attività della Chiesa. Su questo argomento
penso di scrivere la prossima Lettera pastorale in occasione
della Quaresima. Per ora ricordo due cose:
1°) di non ammettere alcuno alla funzione di Ministro straordinario
della Comunione se non dopo una adeguata preparazione, e senza aver
preparato i fedeli a valutare esattamente l’importanza ed i limiti entro
i quali deve svolgersi tale ministero. Deve restare chiaro che sono ministri
straordinari; non si istituiscano dunque e non si ricorra ad essi se
non quando è necessario;
2°) di organizzare le celebrazioni domenicali e festive in modo da non
superare tre Messe, e nei giorni feriali due. Potrà eccezionalmente presentarsi
una situazione obiettiva grave che richieda ad un Sacerdote la
celebrazione di una quarta Messa, andando oltre la legge ecclesiastica che
lo vieta. Ma se ciò dovesse ripetersi occorre far ricorso alla Santa Sede.
- Si valorizzi nella pratica e nella Catechesi il Sacramento
dell’Unzione degli Infermi, ma l’amministrazione resti connessa con
una malattia che costituisca serio pericolo per l’infermo (non dunque
qualsiasi malattia, anche se non lieve, né il semplice fatto della vecchiaia:
per l’anziano occorre che le sue condizioni siano tali da costituire
serio pericolo). Per la promozione della Pastorale degli ammalati,
sto per costituire una Consulta diocesana, che avrà il compito principale
di esprimere suggerimenti e proporre iniziative.
- Circa l’Ordine, qualche cosa ho detto nell’Ordinazione presbiterale
del 22 giugno scorso; potrete leggerlo nel prossimo numero della
Rivista diocesana. Desidero che si rifletta sull’opportunità di incamminarci,
con la dovuta preparazione, verso l’ordinazione di Diaconi permanenti,
anche uxorati. Don Fabrizio Fabbris ci riferirà nel pomeriggio
sul recente Convegno tenutosi sull’argomento a livello nazionale.
Quanto alle vocazioni al Sacerdozio, dirò tra poco.
- Sulla Pastorale matrimoniale non mancherà l’occasione per ulteriori
riflessioni ed impegni (conterò molto sul Consiglio diocesano per
la Famiglia, sulle Associazioni Pro Famiglia e sui Consultori Familiari);
essa comprenderà ovviamente la Pastorale per le coppie in situazione
irregolare.A questo proposito però desidero subito ricordare che tra le
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necessarie sollecitudini pastorali verso tali fratelli vi è anche quella di
considerare attentamente se esistano le minime condizioni per iniziare
un esame canonico e per poter constatare se un determinato matrimonio
fallito sia stato nullo per l’assenza di requisiti essenziali. La loro
situazione obiettivamente irregolare li esclude dai Sacramenti, ma non
dalle attenzioni e cure pastorali che ogni buon pastore e padre deve
avere nei loro riguardi.
- Con riferimento al documento della C.E.I. “Evangelizzazione e
testimonianza della Carità”, la “Caritas” diocesana sta lavorando –
chiedo di favorire tale lavoro – per portare le parrocchie – almeno
quelle che comportano la possibilità di una maggiore strutturazione –
a costituire le “Caritas” parrocchiali. Non si tratta anzitutto di avere
una struttura per andare incontro a determinate situazioni di bisogno
(anche questo ci può e ci deve essere); ma esse debbono costituire per
la comunità, e quindi per i singoli cristiani, segno e stimolo che richiama
l’essenza della vita cristiana, che richiama la radicale conformazione
a Cristo, la quale dà una vita nuova soprannaturale ed una capacità
nuova conseguente (la carità), di amare cioè Dio come Padre e di
amare gli altri come Gesù Cristo ci ama e li ama. Si tratta ancora di
andare alla dimensione soprannaturale.
- Ed è proprio per la necessità di andare e di restare sempre nella
dimensione soprannaturale che nulla nella Chiesa avviene e può avvenire
al di fuori della Preghiera, senza la Preghiera. Nessuna evangelizzazione
e nessuna educazione alla Fede può essere autentica se non si
radica in essa, se non conduce ad essa, se non si alimenta ad essa. Ai
membri adulti dell’Azione Cattolica scrivevo in occasione di un recente
loro incontro di formazione e di preghiera: “Nessuna spiritualità e
nessun vero apostolato si reggono, si costruiscono, si alimentano al di
fuori dell’incontro personale con Cristo, al di fuori di una sincera apertura
del cuore alla Sua Parola ed alla sua Grazia, al di fuori di una risposta
di mente e di cuore che si realizza nella Preghiera della Chiesa, nella
quale ogni cristiano deve entrare, secondo la quale ogni cristiano deve
pregare”, perché essa è la Preghiera di Cristo.
In questo contesto, si dia pertanto molta attenzione ed importanza
all’“Apostolato della Preghiera”, che nella Diocesi ha positiva presenza
e può avere ulteriore positivo sviluppo.
* * *
In conclusione:
L’obiettiva e radicale necessità del ministero sacro per la costituzione
della Chiesa e l’opera di salvezza che Essa è e compie ci ripropone
continuamente il tema delle vocazioni al sacro ministero, le vocazioni
al Sacerdozio. L’Ufficio diocesano per le Vocazioni preparerà un programma
di azione. Ma a ciascuno di voi rinnovo la richiesta della
Lettera quaresimale di porre una particolarissima attenzione a tale
problema:
- «cogliendo e suscitando ogni opportuna occasione per parlare
della vocazione al Sacerdozio e per proporre ai ragazzi e ai giovani una
doverosa riflessione circa un’eventuale loro chiamata al ministero
sacerdotale, rivolgendo loro un accorato e pressante invito a non chiudere
il loro cuore, a non dire di no a Cristo che chiama; individuando i
ragazzi ed i giovani che dimostrino più spiccata sensibilità di fronte ad
una eventuale chiamata seguendoli con cura speciale, segnalandoli ai
Superiori del Seminario e anche personalmente al Vescovo; richiamando
tutti i cristiani, i genitori in particolare al dovere di favorire, di sostenere,
di aiutare eventuali vocazioni alla vita ed al ministero sacerdotale;
invitando costantemente alla preghiera in favore delle vocazioni, del
Seminario e dei Sacerdoti impegnati nella formazione dei futuri
Ministri della Chiesa; soprattutto: dando a tutti, ai ragazzi ed ai giovani
in primo luogo, l’esempio di una vita sacerdotale gioiosa, generosa,
impegnata, entusiastica ed entusiasmante, che mostri la bellezza e
grandezza del ministero sacerdotale, (*) dando prova di volenterosa
accettazione dei sacrifici e delle rinunce che ogni grande missione inevitabilmente
comporta, mostrando concretamente la verità della
Parola del Signore che chi si dà completamente al servizio di Cristo e
del Suo Vangelo “riceve il centuplo già in questo mondo” (Mt. 20, 29
Lc. 18.29-30)».
(*) Ora aggiungo: “Dimostrando giusto attaccamento anche all’abito
sacerdotale” – fine dell’aggiunta –.
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+ Mario Oliveri
Vescovo di Albenga-Imperia

Stampa: Tipolitografia F.lli Stalla - Albenga
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